Ci vuole tanta abilità e motivazione per diventare un calciatore, ma professionalità e un’incessante voglia di mettersi in gioco per rimanere tale il più a lungo possibile. Lo sa bene Nicola De Santis, 42enne di Bitonto, che nel lontano 1996 ha dato avvio alla sua carriera nel mondo dei “grandi” e, tuttora, dopo ventiquattro anni, continua a calcare i campi più prestigiosi di Puglia.
Nel mezzo, tante avventure vissute in giro per lo Stivale con addosso le casacche di Turris, Tivoli, Igea Virtus, Manfredonia e Noicattaro in Serie C2 e di Torres 1993 e Fidelis Andria in C1. Quella nella città federiciana resta, tuttavia, una delle esperienze più emblematiche del lungo ed intenso curriculum di De Santis: con la maglia biancazzurra, il bitontino ha trascorso sette stagioni sportive collezionando quasi 100 presenze.
Dopo le oltre 300 gare dispuate nel mondo dei professionisti, con la possibilità – più volte sfumata – di esordire in Serie B, De Santis ha scelto poi di far ritorno nella sua Puglia per proseguire l’avventura da calciatore nel campionato di Eccellenza. Prima Fortis Murgia nel 2010/2011, poi Bisceglie, Audace Cerignola, Libertas Molfetta, U.C. Bisceglie e Vigor Trani. Ma il test più significativo della sua carriera è, senza dubbio, quello vissuto nella sua città natale con la maglia neroverde dell’U.S. Bitonto. Con i leoncelli, il centrocampista ha partecipato per tre anni consecutivi al massimo torneo dilettantistico regionale, sfiorando persino la promozione in Serie D.
In una formazione, composta da diversi suoi concittadini, come l’ex capitano Vincenzo Modesto e il difensore Oronzo Bonasia, De Santis è divenuto così una autentica bandiera della squadra bitontina conquistando, a suon di giocate, i cuori della frangia più calda della tifoseria neroverde. A seguire, a 40anni, l’esperienza a Corato – ancora in Eccellenza – e poi l’inaspettato ritorno a Bitonto, in Serie D, alla corte di mister Massimo Pizzulli. La stagione passata, invece, un’importante esperienza con i murgiani della Fortis Altamura.
Siamo nel mese di luglio: tempo di importanti decisioni per voi calciatori. Che cosa ha in mente per la prossima stagione sportiva?
"Come mi è successo spesso in questi ultimi anni, in estate mi ritrovo di fronte ad un bivio, perché mi piacerebbe continuare a giocare, ma – allo stesso tempo – vorrei intraprendere una carriera da allenatore, o magari da vice al seguito di qualche mister importante che ho avuto l’onore di incontrare in passato. Non nego che ho ricevuto ulteriori offerte da club di Eccellenza, ma mi sono preso del tempo per valutare quale percorso sia meglio intraprendere".
Il suo Bitonto è finalmente approdato tra i professionisti. Una promozione che, in città, si è attesa per novantanove lunghi anni.
"Penso che, a Bitonto, negli ultimi quattro/cinque anni sia stato compiuto qualcosa di straordinario. Giocare per la prima volta la Serie C nell’anno del centenario sarà eccezionale. Spero, tuttavia, che questo sia un punto di partenza e non d’arrivo: da bitontino doc mi sento onorato di aver potuto indossare la maglia neroverde. In più, sono felicissimo per il mio amico Kikko Patierno, che nelle ultime stagioni è cresciuto tantissimo sotto il profilo tecnico, divenendo uno dei giocatori più forti della sua categoria. Sono davvero contento per lui perché è un ragazzo che stimo tantissimo".
Riguardo la sua esperienza con il Bitonto, ha qualche rammarico? Le sarebbe piaciuto continuare a giocare nel “Città degli Ulivi”?
"Si, mi sarebbe piaciuto tanto far parte del gruppo che ha condotto la città per la prima volta in Serie C. Così non è stato, ma conservo ottimi ricordi delle tante partite al “Città degli Ulivi”. Però, sono fiducioso per il futuro: spero un giorno di poter tornare ad indossare i colori neroverdi, magari ricoprendo altre mansioni".
Qual è il ricordo più bello da calciatore che conserva? Il rimpianto più grande?
"Il più bello è sicuramente il ritorno al Bitonto in Serie D, dopo l’infortunio alla clavicola che rimediai a Corato. Pensavo di non poter più tornare a giocare, però la dirigenza neroverde e mister Massimo Pizzulli mi diedero tanta fiducia e subito scelsi di sposare quel progetto. In quella stagione, ci fu anche un’emozionante scambio di fascia da capitano tra Kikko Patierno e me: un ricordo che conserverò per sempre. Il rimpianto è, invece, quello di essere riuscito ad esordire in Serie B. Al “Marassi” di Genova ci andai molto vicino: giocavamo contro il Genoa CFC ed ero in panchina, ma non entrai in campo".
Una volta appese le scarpe al chiodo, dunque, proverà la carriera da allenatore?
"A dire il vero, già da qualche anno sto supportando l’Olimpia Bitonto, storica scuola calcio della mia città in cui sono cresciuto. Con loro si è instaurato un prolifico scambio di idee che, tra l’altro, mi ha dato possibilità di crescere molto sotto il profilo umano e tecnico. È una società seria e molto professionale. Mi piacerebbe, una volta finito con il calcio giocato, continuare ad occuparmi di giovani promesse, ma anche il mondo dei grandi non mi dispiacerebbe. Insomma, almeno per il momento, non ho affatto intenzione di abbandonare il mondo del calcio".
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