Alla fine del mese di settembre ci eravamo interrogati sulla reale statura del Lecce, come squadra, sottolineando come il calendario di fuoco, che attendeva la squadra di Liverani, avrebbe potuto darci risposte in tal senso. In molti storcevano il naso, attendendosi un lento ma inesorabile declino in classifica. Terminato questo ciclo infernale di partite, e giunti alla metà del giorno di andata, è interessante trarre alcune conclusioni: in tal senso, la partita contro la Juventus è stata esemplificativa e ha evidenziato molte delle peculiarità, cresciute nel corso dell’inizio della stagione, che hanno condotto il Lecce momentaneamente fuori dalla zona calda.
Rispetto alle precedenti partite contro le big, in casa e fuori, il Lecce ha avuto un inizio molto veemente, caratterizzato da una buona qualità e precisione nei passaggi, ma soprattutto dalla volontà degli attaccanti di accorciare in avanti coraggiosamente per portare un pressing efficace, che ha messo sin da subito in difficoltà la Juventus. Nei primi 10 minuti di partita, il Lecce ha completato passaggi con successo con una percentuale dell’84%, recuperato 5 palloni e concluso in porta 3 volte, sulle 10 totali a fine partita. Contemporaneamente, la squadra bianconera ha riscontrato alcune difficoltà di palleggio, superate le quali la partita si è incanalata verso un monologo bianconero (a fine partita il possesso palla si attesterà su un 71% vs. 29%). Questo inizio coraggioso costituisce sicuramente una novità rispetto alle precedenti partite: quando purtroppo la squadra avversaria, sfruttando la qualità dei propri palleggiatori, è riuscita con facilità a superare la prima linea di pressing, il Lecce si è mostrato vulnerabile in difesa e ha quindi dovuto adeguare il proprio modo di gioco, abbassando di molto il proprio baricentro (chiuderà la partita con un baricentro molto basso di 45,7 metri). La mancanza di cinismo dei giocatori di Sarri, unito alle abilità di Gabriel e dei centrali difensivi giallorossi nel contrastare gli attacchi bianconeri, ha permesso al Lecce di concludere il primo tempo in pareggio. Un altro elemento da sottolineare, che si conferma rispetto alla partita di San Siro contro il Milan, è stata la capacità di reagire immediatamente al gol subito, portando una quantità importante di uomini in area di rigore e creando un’occasione con Mancosu prima del rigore che ha portato la partita in parità.
Per ottenere un risultato positivo in una partita dall’esito annunciato, servivano due elementi fondamentali: una prova di carattere, coraggio e sfrontatezza del Lecce e una sotto tono della Juventus. Entrambi questi elementi si sono verificati. Approfondendo ciò che ci ha detto questa partita sulla formazione giallorossa, e più in generale, questo inizio di stagione, la crescita dimostrata nella fase difensiva rimane un dato confortante per il futuro. Riavvolgendo il nastro delle partite giocate dal Lecce, tutti i tifosi possono sorridere per le prestazioni dei singoli, Gabriel su tutti, e per le interpretazioni di alcune situazioni difensive. Non si può invece del tutto gioire per la qualità espressa nella fase di proposizione di gioco. Il Lecce non ha mai rinunciato a tentare di proporre i propri principi su tutti i campi, ma spesso ha faticato ad innalzare la qualità del suo gioco, soprattutto se pressato (un dato in tal senso è l’alto numero di gol subiti su palla inizialmente in possesso del Lecce).
Chiuso questo ciclo di partite, davanti alla squadra giallorossa si presentano un calendario e una serie di sfide maggiormente alla portata. Il bottino di punti supera momentaneamente le aspettative, ma resta comunque da capire se la squadra di Liverani riuscirà ad elevare il suo livello di gioco, soprattutto in casa, per portare a casa punti fondamentali negli scontri diretti, dove sarà necessario tenere maggiormente il pallino e sfruttare le occasioni. L’unico vero confronto finora può essere fatto con la partita in casa contro l’Hellas Verona, da adesso in poi si testerà la vera maturità di questo Lecce.
Autore: Stefano Sozzo / Twitter: @stesozzo
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