E' stato di passaggio a Monopoli (una stagione, ma intensa) ed ancora di più a Bari (giocando solo in amichevole, mai in gare ufficiali e con un contratto comunque importante): la storia recente di Mattia Montini è passata da biancorossi e biancoverdi. L'attaccante frusinate classe 1992 attualmente ha trovato la sua dimensione in Romania, peraltro in club abbastanza rilevanti: dopo la buona parentesi con la Dinamo Bucarest, il giocatore è ora in forza all'Astra Gurgiu. Un futuro in Italia? Mai dire mai. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni tra tanti temi trattati: focus, in particolare, sulla sfida di questa sera tra Bari e Monopoli al 'San Nicola'.
Montini, ben ritrovato. Come vanno ora le cose in Romania?
"Sono uscito dal vortice dalla C, che è un ottimo campionato ma ad un certo punto avevo voglia di trovare altri stimoli e fare nuove esperienze. Qui ho trovato un calcio di ottimo livello. Qui ho trovato il mio ambiente e cerco di dare sempre il meglio".
Bari-Monopoli, fino a qualche anno fa, sarebbe stato un derby impensabile...
"Dall'estero ho seguito poco il calcio italiano, ma devo ammettere che il Monopoli non è più quella piccola società che era ai miei tempi. E' cresciuta molto in questi anni, diventando una piccola famiglia che già aveva dei margini di miglioramento. Bari non merita la categoria attuale, meriterebbe di meglio. Anche se non sempre le piazze di blasone vincono. Basti vedere cosa è accaduto l'anno scorso. Tra le due rose c'è divario, ma mi aspetto una gara combattuta".
Il tuo anno a MonopolI: inizio a razzo, prosieguo in calo. Come mai?
"Ammetto che dopo un'ottima prima parte di stagione, a livello personale, mi ero lasciato un attimo andare. Ero partito all'inizio con grandi stimoli e questo mi ha aiutato a fare le cose in grande. E poi Monopoli all'epoca era una realtà piccola, non aveva una grande organizzazione. Mancavano dei presupposti che, magari, intravedevo in quel momento in altre squadre".
Il derby col Lecce la prestazione migliore?
"Penso di si. Ma a Monopoli ho mantenuto diverse amicizie, ora mi piacerebbe poterci tornare in futuro. In passato più volte c'è stata la possibilità di tornare, ma ho preferito proseguire la mia esperienza all'estero. Se davvero dovessi decidere di tornare in Italia tornerei qua, senza dubbio. Il mio non è stato un addio, ma un arrivederci".
A Bari, invece, poco spazio. E' ancora deluso?
"Forse ha influito sulle scelte della società la mia ultima parte di stagione a Monopoli. E, nonostante avessi fatto un buon ritiro ed avessi segnato nelle prime uscite amichevoli, il mio investimento era visto in ottica futura e non in ottica presente. La piazza cercava nomi, io non lo ero. Ero la terza scelta dopo Nené e Floro Flores. Poi arrivarono Kozak e Cissé. Respirai aria di grande calcio e ricordo comunque gli attestati di stima dei tifosi che ebbero modo di vedermi giocare".
Com'erano i rapporti con Sogliano e Grosso?
"Mi sono subito sentito un po' ai margini del progetto. Se fossi rimasto, sarei rimasto a fare il gregario. Non ho avuto un grande rapporto con Grosso, con Loseto invece si. Tutt'ora con Giovanni ci sentiamo qualche volta, era una persona squisita che con i giovani ci sapeva fare e stava dietro. Per Grosso resta la stima per i mondiali vinti, penso che avrei potuto tranquillamente integrarmi nella sua idea di calcio. Con Sogliano, invece, c'è stata qualche incomprensione e qualche discussione, però anche questo fa parte del calcio".
Il fallimento a luglio 2018, poi, la mazzata finale. Come viveste quei momenti in ritiro?
"Ritornai a Bari dopo un anno a Livorno e avendo altri tre anni di contratto. Quindi il ritiro. Io ero uno di quelli dalle cifre più leggere, a differenza di altri. Alcuni calciatori, che erano negli ultimi anni di carriera, avevano strappato buone cifre. E tutto era andato in frantumi perché le promesse non erano state mantenute. I ragazzi erano tutti demotivati, anche se di qualità. Non mi sorprende che molti abbiano trovato squadra in B o anche nelle categorie inferiori. Sono stati investiti più soldi del dovuto, con la speranza di fare il salto in Serie A. Già da metà anno si sapeva che sarebbe potuto saltare tutto. E all'estero è la stessa cosa, perché molte società puntano alla qualificazione alle coppe europee. E se l'obiettivo non viene raggiunto, a sparire ci vuole poco".
E stasera come va a finire?
"A Monopoli ho lasciato un pezzo di cuore, conosco bene anche Mercadante che è un amico. Domani il cuore mi dice di tifare per i biancoverdi, ma alla lunga spero che il Bari faccia i playoff e li vinca per tornare in Serie B. Sarebbe una dimensione più consona alla piazza".
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