È ormai un vero testa a testa per il ruolo di direttore sportivo del Taranto nella prossima stagione: il presidente Giove, a breve, potrebbe sciogliere le prime riserve. La poltrona è contesa tra Alessandro Degli Esposti, ex Cerignola, e Vincenzo De Liguori: l’ex calciatore rossoblù, oggi osservatore del Pisa e con esperienze nelle vesti di ds al Portici, ai microfoni di TUTTOcalcioPUGLIA.com, parla delle possibili riforme che potrebbero essere apportate ai campionati e dell’interesse della società ionica nei suoi confronti.
In Serie C, si va verso lo stop dei campionati: quale crede possa essere il miglior criterio per stabilire promozioni e retrocessioni?
“Dopo questa catastrofe, la priorità è la salute. Per quanto riguarda i campionati, ci sono gli organi federali che valutano tutte ipotesi possibili e immaginabili. Io credo che i campionati non riprenderanno: il calcio è uno sport di contatto fisico e, vedendo i casi riscontrati negli ultimi giorni anche in club di Serie A come Sampdoria, Torino e Fiorentina, si denota ancora la pericolosità di questo virus. Sarebbe giusto, secondo me, sospendere tutto. È ovvio che, qualsiasi decisione venga presa, ci sono degli scontenti: bisogna cercare una via di mezzo”.
La Serie D è, ormai, ferma da quasi due mesi: il Bitonto, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe ad un passo dalla C. Quali soluzioni adottare, invece, per le seconde in classifica?
“Qualora il Bitonto dovesse andare in C, il Foggia ne rimarrebbe scontento: mi pare ovvia come cosa. I rossoneri hanno fatto degli investimenti e, con lo scontro diretto in casa, giustamente, vorrebbero giocarsi tutte le loro possibilità. Non so se sia il caso di creare una sorta di campionato semi-professionistico oppure una C d’elite: ci sono tantissime ipotesi ma nessuno prende una decisione”.
Sarebbe favorevole al blocco delle retrocessioni dalla C e dei ripescaggi in D?
“Sulle retrocessioni, potrei anche essere d’accordo: ci sono alcune società che, nel mercato invernale, hanno investito diversi fondi per raggiungere l’obiettivo della salvezza e mantenere la categoria. Sui ripescaggi, invece, bisognerebbe capire anche la forza delle società: occorrerebbe verificare quali sono realmente i club che hanno i presupposti per poter essere ripescati e che possano dare delle garanzie, dal punto di vista economico”.
In casa Taranto, non è stata una stagione esaltante: cosa è mancato, secondo lei, agli ionici?
“Il Taranto sulla carta era una delle squadre più importanti. Non avendo vissuto da vicino le vicende dei rossoblù, non so dire precisamente cosa possa essere mancato. Penso che, quando si compone una squadra, bisogna cercare di prendere prima uomini e poi calciatori: credo tanto nella gestione dello spogliatoio, un elemento importante per ottenere i risultati. Anche da giocatore, ho sempre pensato che questo sia un aspetto fondamentale per raggiungere gli obiettivi. Credo però che un allenatore debba avere anche il tempo di lavorare: cambiare un tecnico dopo poche giornate dall’inizio del campionato significa che le scelte iniziali sono state sbagliate. In alternativa, occorre dare fiducia alle persone che hanno costruito la rosa, considerando che c’è tutta la stagione ancora da affrontare”.
Crede che il tecnico tarantino meritasse una riconferma, alla luce dei risultati ottenuti nelle due stagioni?
“Con Gigi ho sempre avuto un ottimo rapporto, non l’ho mai visto allenare. Può darsi che abbia sofferto la piazza di Taranto, essendo una persona che è attaccatissima ai colori rossoblù. Forse i numeri sono dalla sua parte, però bisogna anche mettersi nella testa del Presidente che, alla piazza, deve dare un segnale di cambiamento”.
Conosce bene la pressione della piazza, avendo trascorso sei anni della sua carriera in riva allo Ionio: crede che il fattore ambientale possa aver inciso sui risultati della squadra tarantina?
“Per fare bene in questa piazza, occorre selezionare prima uomini e poi calciatori con determinate caratteristiche perché l’impatto ambientale può essere devastante: è in grado di darti tantissimo ma, se non si è forti caratterialmente, può togliere diverse certezze”.
Il suo nome è stato accostato, negli ultimi giorni, per il ruolo di direttore sportivo del club in vista della prossima stagione: le piacerebbe ricoprire questo ruolo nella città dei due mari?
“Sono abilitato a fare il direttore sportivo, dal 2017, avendo seguito il master a Coverciano. Nella mia esperienza, sono stato a Portici in Serie D; poi ho passato un anno tra i vari campi e, ad oggi, collaboro col Pisa. Ricoprire questo ruolo mi affascinerebbe molto: sono 15-20 giorni che circola il mio nome e ciò mi fa enormemente piacere. Di Taranto ne sono innamorato, è la mia seconda casa: ho trascorso sei anni della mia vita e lavorare in una piazza e con una società così ambiziosa potrebbe soltanto essere uno stimolo in più per fare bene. Io mi auguro, un giorno, di poter lavorare a Taranto: avere la possibilità di collaborare con questa piazza mi renderebbe orgoglioso. Sono una persona affamata: non mi preoccupano le varie difficoltà che si potrebbero riscontrare nella mia esperienza perché con il lavoro, l’abnegazione e i risultati, possono essere tranquillamente superate. Solo con la continuità e la fiducia, si possono conseguire gli obiettivi prefissati”.
Ci sono già stati dei contatti col presidente Giove?
“Personalmente non l’ho sentito: so che circolano delle voci sul mio conto ma, al momento, non c’è stato nessun contatto”.
Da osservatore, quale giocatore consiglierebbe alla sua società?
“Ci sono giovani molto interessanti: Ferrara è un buon profilo e sta dimostrando le sue potenzialità in riva allo Ionio. È ovvio che poi le scelte sono legate anche da altri fattori: quando si intavola una trattativa, ci sono diversi aspetti da valutare”.
Autore: Christian Cesario / Twitter: @otherside1993
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