La rinascita di un Bari, che torna vittorioso dallo Zini di Cremona e si issa in quarta posizione, scacciando via definitivamente il lungo periodo di crisi vissuto a cavallo fra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, porta la prestigiosa firma di mister Fabio Grosso, capace di dar nuova credibilità alla propria posizione e di far valere le sue idee con coraggio e personalità. Messo (ragionevolmente) in discussione a causa di alcune scelte che avevano destato più di una legittima perplessità, l'ex campione del mondo ha saputo riscattarsi, dimostrando abilità nell'imparare dai propri errori e intelligenza nel trovare adatte contromisure. Senza togliere alcunchè allo splendido destro con il quale D'Elia ha deciso il match contro i temibili grigiorossi di Tesser, ci sembra ragionevole affermare che buona parte dei meriti del prezioso successo conquistato in terra lombarda vada attribuita al tecnico nato 40 primavere fa in quel di Roma. Ma entriamo nei dettagli.
NESSUNA RIVOLUZIONE- Squadra che vince non si cambia. Deve averlo finalmente capito mister Grosso, che ha scelto di ripartire dalla squadra che una settimana prima aveva ben figurato al cospetto dell'ex capolista Frosinone. Conferma per dieci undicesimi della formazione titolare schierata contro i ciociari, con il solo Petriccione preferito a Tello per prendere il posto dello squalificato Basha. Rivoluzionare tanto per farlo ha poco senso, in particolar modo se a subire continue variazioni è quel reparto difensivo, così spesso terminato sotto la lente di ingrandimento. I frutti di questa scelta, d'altra parte, sono sotto gli occhi di tutti.
SCELTE TATTICHE VINCENTI- La convivenza di Sabelli e Anderson sull'out di destra sembra aver donato più solidità e copertura a una fascia che, pur avendo perso in qualità, è fornita adesso di maggiore fisicità. In molti, inoltre, continuano a non comprendere le motivazioni alla base dello spostamento a sinistra di Cristian Galano. Non si tratta, chiaramente, di un qualcosa di casuale. L'inserimento di un attaccante di peso come Kozak richiede inevitabilmente un aumento del numero di cross provenienti dalle corsie laterali; 'sacrificare' Galano a sinistra, impedendogli di rientrare sul suo piede e di tentare così la soluzione personale, equivale -nella mente di Grosso- a far pervenire più palloni dalle parti della punta centrale. Andrà compreso nelle prossime uscite se il talento foggiano avrà l'umiltà di prendere consapevolezza che, per fare la differenza ad alti livelli, bisogna essere in grado di uscire dalla propria comfort zone e di adattarsi alle richieste dell'allenatore, con l'intento di essere utili alla squadra più che a se stessi.
PERFETTA LETTURA DELLA PARTITA- Il Bari fa fatica a produrre occasioni da rete degne di nota. Il secondo tempo è iniziato da qualche minuto e mister Grosso getta nella mischia l’esperienza e la qualità di Ciccio Brienza, quasi 39 anni sul groppone e un piede che proprio non ha intenzione di smettere di inventare magie. La prima intuizione è servita: la partita cambia, i biancorossi alzano il proprio baricentro e cominciano a rendersi più presenti dalle parti di Ujkani. Il gol di D’Elia–straordinario per la sua bellezza- va a premiare il nuovo atteggiamento dei galletti. La reazione della Cremonese non si fa attendere. Micai e compagni entrano in sofferenza, lasciano campo agli avversari e corrono più di un pericolo; è il momento più adatto per giocarsi la carta Tello: la mossa è vincente, i pugliesi bloccano l’impeto offensivo grigiorosso e aggiungono dinamismo e densità alla propria manovra. Scelte giuste, nei momenti giusti. Lettura della partita da grande allenatore.
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